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Scuffi Marcello

Scuffi Marcello

(Pistoia, 1948)

In evidenza
  • Tra i più importanti artisti contemporanei italiani
  • Ha esposto in Italia e all’estero
  • Ha esposto in prestigiosi spazi pubblici
  • Presente in collezioni nazionali e internazionali
  • Recensito da autorevoli critici, storici dell’arte, poeti e scrittori

«Dipingere, per un uomo sensibile e ricco di talento come Scuffi, è evocare nella mente di chi guarda sensazioni dimenticate, memorie divenute labili nella corsa frenetica e famelica del tempo. Di più: è regalare un miraggio di bellezza a chi non riesce più a sognare a occhi aperti, come, da bambini, accadeva davanti al tendone grigio di un circo; a coloro che hanno smesso di ascoltare il verso languido del mare, il canto melodioso della luna, la verità degli uomini ridotti a fantasmi dal gravoso copione di una incerta, beffarda esistenza» (Giovanni Faccenda)

 

Marcello Scuffi è nato a Tizzana, in provincia di Pistoia, il 25 settembre 1948. Ha mostrato la sua passione per il disegno e la pittura ancora giovanissimo. Autodidatta, dipinge con continuità dal 1970 e, dal 1973, si dedica esclusivamente alla pittura.

Fin dall'inizio della sua attività artistica è apparso in varie collettive e numerose personali. Nel 1977 e nel 1981 ha vissuto e dipinto a Bruxelles. Ultimamente alterna la sua presenza tra Quarrata e la Versilia, le due località in cui da circa venti anni vive e lavora.

Le opere di Marcello Scuffi sono note e apprezzate non solo in Italia, ma anche all'estero, in particolare in Francia, in Belgio e in Svizzera. La sua pittura ha suscitato costantemente l’attenzione, non solo di critici d'arte, ma anche di illustri letterati che hanno spesso pubblicato saggi e studi su di essa.

 

Dal 1972 ad oggi sono più di cinquanta le sue mostre personali, la maggior parte delle quali si sono tenute in importanti musei e prestigiose sedi istituzionali.

Personal exhibitions

1972  Saletta Ambra, Poggio a Caiano (FI)

1973  Università popolare, Prato

1974  Galleria La Soffitta, Quarrata (PT)

1975  Galleria d’Italia, Forte dei Marmi (LU)

1976  Saline delle Terme, Montecatini (PT)

         Galleria Patrizia, Montecatini (PT)

1977  Galleria d’Italia, Calenzano (FI)

         Galleria Nazionale, Lucca

         Galleria La Spirale, Prato

1978  Galleria Metastasio, Prato

1979  Galleria Artides, Bruxelles

1980  Galleria Silvana, Pistoia

1981  Banco di Roma, Bruxelles

1982  Renzo Spagnoli Arte, Firenze

         Galleria Jean Camion, Parigi

1983  Palazzo Lenzi, Quarrata (PT)

1984  Jolly Club, Gorizia

         Galleria La Soffitta, Quarrata (PT)        

1985  Galleria Patrizia, Montecatini (PT)

1986  Galleria Ghelfi, Verona

1987  Biblioteca Comunale, Quarrata (PT)

1988  Comune di Quarrata (PT)

1989  Renzo Spagnoli Arte, Lugano

1990  Galleria Jansonius, Ascona

1991  Galleria Faustini, Firenze

1992  Comune di Marcote, Lugano

1993  Bottega d’arte, Quarrata (PT)

1994  Comune di Quarrata (PT)

1995  Galleria Jansonius, Lugano

1996  Galleria d’Arte Orler, Madonna di Campiglio (TN)

1997  Galleria La Vetrata, Roma

         Galleria Spagnoli, Firenze

1998  Museo Civico, Palmanova (UD)

1999  Galleria d’Arte Orler, Madonna di Campiglio (TN)

         Arte Barbone, Bari

2000  Galleria d’Arte Orler, Madonna di Campiglio (TN)

2001  Scoletta dei Battioro e Tiraloro, S. Stae (VE)

2002  Marino Arte, Caltanisetta

         Orler, Cortina d’Ampezzo (TN)

2003  Galleria La Vetrata, Roma

2004  Galleria Barbera & Frigieri, Sassuolo (MO)

2005  Museo degli strumenti musicali, Roma

2008  Archivio Centrale dello Stato, Roma

2009  Auditorium Comunale, Villafranca di Verona (VR)

         Galleria d’Arte Contemporanea, Arezzo

2012  Chiostro del Bramante, Roma

         Sala del Basolato - Comune di Fiesole (FI)

2013  Museo Fondazione Luciana Matalon, Milano

         Palazzo Ziino, Palermo

2014  Sala Pietro Malatesta - Biblioteca Comunale, Cassino (FR)

         Salone Espositivo Polo Tecnologico “Libero Grassi”, Quarrata (PT)

2016  Palazzo Sarcinelli Galleria Novecento, Conegliano Veneto (TV)

Bottega d’Arte Franco Ristori, Firenze

 

2019  Florence Art Gallery, Firenze

Antologia critica

[…] I quadri di Marcello Scuffi hanno una materia asciutta e una nettezza compositiva che avevamo perso di vista dopo gli affrescatori toscani del Trecento. Ma c’è un tono di intimità tutta moderna nei paesi e nei monti, nell’attenzione che si fissa sui particolari più umili […]

Vitttoria Corti (1974)

[…] Scuffi è un uomo semplice e sempre disposto ad estasiarsi dinanzi all’incontro inaspettato; e allora, in quella sua semplicità mi sembra di notare il presupposto metafisico per cui ogni cosa comune e persino banale viene osservata come nuova e geniale, da meraviglia. Del resto la pittura di Scuffi ha affondato sempre più l’indagine in questa direzione senza rendersi conto, magari, di penetrare il mondo ambiguo e incantato, quasi stupefatto, della metafisica […]

Tommaso Paloscia (1982)

[…] Il quadro mette in luce un processo lungo e meditato, dove la costruzione delle linee che determinano e racchiudono le forme chiaramente esprimono che su quell’impaginato lo Scuffi lavora molto, spessorando di materia cromatica un supporto accuratamente già preparato […] si evidenzia un costante richiamo alla geometria primaria: la linea, il piano, il diedro, sono gli strumenti mai smentiti […]

Giovanni Battista Bassi (1988)

[…] La sensibilità di Scuffi si esprime così in un timbro arcaico, remoto, di atmosfere dense di umori, grevi di mistero. Come in un mondo fuori del tempo fisico, del reale della vita, quasi calcinato; dove l’aria è rappresa, la luce prigioniera delle forme, coagulata sugli specchi lisi delle case, fermata dai fusti degli alberi destinati a scandire spazi e distanze; con un vago ammiccare alla discrezione morandiana negli effetti tonali.

Elvio Natali (1988)

[…] C’è una dolente sparutezza rosaiana, e tutta toscana in questo artista che ripete con insistita evidenza la sua terra e il suo clima. È la Toscana aspra e petrosa quella che Scuffi raffigura; non quella dolcemente collinare adornata di cipressi. È la Toscana meridionale e litoranea, già a suo tempo “fermata” per sempre dall’occhio di Carrà (che in Scuffi ritorna come citazione talora trasparente ma mai subalterna). Di Carrà e della sua spoglia monumentalità poetica tornano perfino certe situazioni pittoriche […] solo perché ciò serve a Scuffi per portare avanti il suo discorso pittorico, assorto e quasi allucinato fra queste masse immobili e deserte che sono il suo paesaggio: tuttavia non drammatico, ma come fermato in una sua estatica atemporalità […]

Pier Francesco Listri (1991)

[…] Se si astrae dal soggetto, e dunque dai contenuti fabulatori, e si guarda alla pura logica formale dell’impianto visivo, si coglie una così spiccata propensione costruttiva dello spazio, secondo coordinate prospettiche e, soprattutto, equilibri planimetrici e plastici d’ordine architetturale, da indurre l’idea leonardiana della pittura di Scuffi come “cosa mentale”. Ossia di un recinto governato da una regola compositiva che mira non alla perfezione della ratio geometrica, ma all’identificazione di un luogo ideale in cui gli accidenti dell’essere trovino una loro possibile sublimazione, uno scioglimento poetico che li sottragga all’effimera loro consistenza, che ne riscatti la provvisorietà. In questo senso la macchina scenica si fa luogo simbolico […]

Nicola Micieli (1997)

[…] La pittura di Scuffi è essenzialmente una pittura che risveglia la memoria. Ma occorre fare attenzione: non si tratta di memoria onirica, di lievitazione del sogno e men che meno di prospezione freudiana. Qui la memoria è, per Scuffi, qualcosa di legato radicalmente alle cose: cioè all’ambiente vissuto, alla terra, agli oggetti sperimentati con i sensi, al vissuto quotidiano […] Una cosa va ben precisata: non c’è in questa pittura, alcun riferimento diretto al reale visto. Cioè, l’artista rifiuta l’oggetto a cui appigliarsi: la pittura non è mai en plein air, né di approccio ottico. Scuffi si proclama realista. È una affermazione di principio che comprende anche il rifiuto di quella che potrebbe essere la corrente neo-metafisica, cioè idealistica […]

Paolo Rizzi (2001)

[…] Depositi di vecchi treni sullo sfondo dell’Appennino toscano; marine deserte, sottilmente metafisiche; tendoni da circo di periferia; paesaggi addormentati; nature morte, notturni di luna incantati. Un mondo senza uomini e senza tempo, cristallizzato nella muta attesa di un miracolo. Riempire di storia il silenzio. Ricomporre presente e passato per dare senso al futuro.

Beba Marsano (2002)

[…] Scuffi si propone di individuare innanzitutto una misura, un preciso equilibrio formale il cui valore possa attraversare lo scorrere del tempo senza apparire irrimediabilmente sorpassato. È un’aspirazione di eternità che rende necessario, nelle opere di Scuffi, l’annullamento della dimensione del tempo […] annullare la continua alternanza del tempo significa proiettare lo spazio e le cose entro i confini della Metafisica, dunque in un campo mentale che ambisce a cogliere non le manifestazioni della natura come le vediamo, ma la loro essenza primordiale, il significato primo. È natura “purificata”, spogliata di tutti gli orpelli inutili, pronta per suscitare non le nostre emozioni sensoriali, ma le nostre riflessioni […] In Scuffi tutto è necessario, tutto è essenziale […]

Vittorio Sgarbi (2005)

[…] Io mi chiedo a quanto egli veramente aspiri a superare i limiti del visibile e del reale, a rivelarci un significato inquietante e inatteso degli oggetti, smarcati dagli spazi prevedibili che li contengono ed immersi in un clima di suggestione e d’inquietante mistero; o se non miri, invece, a riportare in essere - evocandone l’essenza purificata - ciò che del visibile e del reale più intensamente ha segnato, commosso e stupito il suo sguardo di esistere. Eccolo, allora, rivelarsi in tutta la sua interezza: il vero soggetto d’ogni sua sacra rappresentazione a scena vuota, altro non è che il silenzio. Il silenzio dei giorni che fuggono e della memoria che li trattiene, delle cose che appaiono alla luce e della notte che le cancella […]

Giuseppe Cordoni (2006)

[…] Nei suoi quarant’anni di pittura, Marcello Scuffi si è visto accostare a grandi e grandissimi del passato, da Masaccio a Piero della Francesca (ma io comincerei ancor prima, da Maso di Banco, in pieno XIV secolo) a de Chirico, Carrà, Rosai, Morandi, Casorati. Ma non mi sentirei di definire Scuffi un artista che cita: piuttosto, uno che appartiene […]

Cristina Acidini (2012)

[…] Quando esci dalla frenesia che ti impone la vita, quando ti ritrovi faccia a faccia con la tua anima e non puoi certo scappare da te stesso - un bilancio di ciò che sei rispetto a ciò che hai lo devi pur fare una volta nella vita - ecco, è il momento in cui perdersi in un dipinto di Marcello Scuffi aiuta. Molti dicono che lui dipinge il ricordo, ma è una cosa che non condivido totalmente; non vedo tempi passati nei suoi dipinti, piuttosto un eterno presente sospeso […]

Paola Barbon (2012)

[…] Senza retorica, per una via silenziosa, autentica e irripetibile perché intimamente vissuta, ma che tuttavia, al contempo dichiara orgogliosamente, e con forza, le sue motivazioni non solo di scelta ma anche di reazione, poiché vi è nei silenzi di Scuffi il grido di replica all’ingerenza straniante degli statuti imposti dalla contemporaneità, ansiosi di farsi accademia; nei suoi temi, ostinatamente ricorrenti anche a distanza di decenni, è leggibile quel principio di ordine, di castità compositiva verrebbe da dire, che tradisce un pittore fieramente ostile ai clamori dell’ufficialità. E che con il solo linguaggio della pittura si dissocia dall’esibizione insistita delle morbosità cervellotiche di cui il suo - il nostro - tempo storico si nutre […]

Elisa Gradi (2012)

[…] Scuffi esprime così ciò che Kandinskij definisce “necessità interiore”, elaborando opere riflessive e meditative sulle implicazioni metafisiche legate all’espressione di un’assenza e attraverso le quali l’artista riversa la propria esperienza di vita, la memoria di un’esistenza vissuta, il perpetuarsi di una tradizione […]

Daniela Brignone (2013)

[…] Dipingere, per un uomo sensibile e ricco di talento come Scuffi, è evocare nella mente di chi guarda tutto ciò, risvegliare sensazioni dimenticate, memorie divenute labili nella corsa frenetica e famelica del tempo. Di più: è regalare un miraggio di bellezza a chi non riesce più a sognare a occhi aperti, come, da bambini, accadeva davanti al tendone grigio di un circo; a coloro che hanno smesso di ascoltare il verso languido del mare, il canto melodioso della luna, la verità degli uomini ridotti a fantasmi dal gravoso copione di una incerta, beffarda esistenza […]

Giovanni Faccenda (2013)

[…] La tecnica e i colori sono soltanto il mezzo per realizzare la sua pittura, perché la vera essenza è l’anima, che suggerisce impressioni e ricordi indelebilmente custoditi. Un’anima che a prima vista non si immaginerebbe nella debordante manifestazione del personaggio, costituisce invece la vera cifra dell’uomo e dell’artista. Ed è proprio dalla fusione di questi due aspetti della personalità che la sua opera si arricchisce, perché al talento pittorico si sommano la sensibilità d’animo e la vivacità della mente […]

Carlo Rossetti (2014)

[…] Marcello Scuffi sa vedere al di là della forma visibile, con la semplicità di visione che solo chi è scevro da costrizioni mentali sa fare. Queste opere sono l’arte di colui che ha avuto una possibilità nuova dalla vita e l’ha colta, l’ha amata e l’ha dipinta.

Barbara Cianelli (2016)

  • Marina

    Marina, 2018

    cm 80x50, Olio su tela

  • Il circo e le Apuane

    Il circo e le Apuane, 1982

    cm 60x40, Olio su tela

  • Versilia

    Versilia, 2016

    cm 35x50, Olio su tela